Il tirocinio di Virginie.

25 Gennaio 2020

Mi chiamo Virginie e sono insegnante di Francese e infermiera.

Due anni fa ho fatto un tirocinio di sei mesi con il gruppo del lunedì di “Rimanere Insieme”.

Come infermiera mi sembrava che nei reparti ospedalieri il dolore fisico era trattato abbastanza bene ma che il dolore psicologico era tutto sommato meno preso in considerazione.

Avevo un po’ di tempo nella mia vita perché mia figlia era partita a studiare in Australia e avevo il desiderio di poter avvicinare e forse capire meglio il processo di lutto. Così un lunedì pomeriggio mi ritrovo seduta in cerchio con un gruppo di sconosciuti che aveva accettato la mia presenza, avevo le gambe tremanti dall’emozione ma con una voglia immensa di incontrare queste persone.

Avrei voglia di scrivere: e la magia fu. Ma siamo nella vita vera e le favole non partono dal presupposto del dolore. Mi sembrava che ognuno di noi potesse immaginare cosa volesse dire soffrire, e capii velocemente che sapevo ben poco di questo continente nero. Annalisa e Paola guidavano il gruppo con le loro lucette e il loro sorriso, attraverso buchi scuri e foreste tenebrose, e piano piano un sentiero sembrava apparire…

Ascoltare il gruppo fu un’esperienza profonda e straziante, ciascuno portava il suo male in sé, qualcuno era a terra altri camminavano senza poter respirare, altri però incominciavano a raddrizzarsi e andavano a passi lenti.

La sofferenza non era andata via, come per tutti era lì ma aveva cambiato aspetto, dall’enorme pietra che appoggiava di tutto il suo peso sulla schiena era diventata un uccellino appoggiato sulla spalla e faceva tutta la differenza…

C’era sempre, ma era addomesticata e permetteva alla vita di continuare nonostante il lutto. Mi sono meravigliata di vedere i progressi, alcuni più veloci di altri, ho pianto qualche volta dall’emozione, ho riso anche, e lunedì dopo lunedì i legami di fiducia erano diventati forti e solidi.

Ero arrivata con un’idea un po’ pragmatica, l’idea di saper analizzare una situazione e di avere delle risposte “predefinite”; ho capito velocemente quanto mi ero sbagliata. Non ci sono risposte, c’è un percorso. Non esiste nessuna tabella perché ogni essere umano è diverso, perché il suo vissuto è unico e speciale.

Venire al gruppo è un viaggio, permette la formulazione di sensazione, l’ascolto di storie che assomigliano alla nostra creando un effetto specchio, permette di vedere persone che hanno già superato quello che stiamo vivendo e di dare una prospettiva della possibilità di uscirne, una visione di un domani.

Un lunedì è stata l’ultima volta, sapevo perfettamente che questo tirocinio doveva finire, ero un’adulta e gli adulti sanno che le cose hanno un inizio e una fine, ma dentro di me mi sembrava di abbandonare tutti. Forse perché questi incontri erano luoghi di intensa sincerità, perché le maschere non avevano nessun posto, perché la distanza “normale” tra le persone era qui inesistente in situazione estrema, e adesso che ci penso mi viene la parola umanità perché non ho mai conosciuto un posto in cui le persone sono più umane. Nelle loro paure, nelle loro speranze e nelle loro verità.

La mia vita ha ripreso il suo corso, mia figlia è tornata dall’Australia e tutto è continuato quasi come prima. Ma tutta la differenza risultava nella parola “quasi”.

Ho mantenuto dolcissimi rapporti con tutti perché per me non è stato un tirocinio qualsiasi, fu un momento importantissimo nella mia vita e continuo a pensare più che mai che possiamo fare del bene e che il mondo ha bisogno di tutti.

Vorrei finire dicendo che c’è sempre un modo di avvicinarsi agli altri, un modo di dare un sorriso, di accarezzare un’anima, di creare tanti piccoli soli e di ricordarsi sempre che gli altri siamo noi.

Virginie Santamans
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Queste tue parole cara Virginie ci hanno molto colpito... "c’è sempre un modo di avvicinarsi agli altri, un modo di dare un sorriso, di accarezzare un’anima, di creare tanti piccoli soli e di ricordarsi sempre che gli altri siamo noi."

Parliamo insieme di Lasciti Testamentari Solidali.


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