Mi chiamo Nicolò e sono un infermiere del Servizio Domiciliare ADVAR.
Oggi vorrei raccontarvi qualcosa di me, qualcosa che appartiene alla mia vita fuori dal lavoro, ma che ha un impatto profondo anche sul mio modo di prendermi cura.
La montagna, in particolare l’arrampicata, è la mia passione.
Fin da piccolo, la mia famiglia mi ha insegnato ad amarla, portandomi a camminare tra i sentieri. Poi è arrivata l’arrampicata, su roccia e su ghiaccio, e con lei la gioia – ogni volta unica – di raggiungere una cima.
In montagna siamo nudi, autentici. Le maschere cadono, come nella malattia.
E lì, come nel mio lavoro, serve fiducia. Fiducia nel compagno di cordata, come tra chi assiste e chi viene assistito. Serve ascolto, presenza, rispetto dei tempi e dei limiti.
La montagna non si conquista. La si ascolta. La si attraversa. La si vive.
È una sfida con me stesso, mai contro la natura.
Mi insegna la calma, il silenzio, l’importanza di respirare nel momento presente.
E tutto questo lo porto anche nelle case dove entro ogni giorno.
Calma, ascolto, fiducia, presenza.
Per prendermi cura degli altri, ho bisogno di prendermi cura di me.
Saper decidere quando fermarsi, valutare ogni passo, rimanere centrati.
Come in arrampicata, anche nell’assistenza ogni gesto conta.
Ogni sguardo, ogni parola, ogni scelta.
E poi ci sono quei momenti semplici, pieni di verità: un caffè con il malato o con la sua famiglia, una chiacchierata sulle montagne, sulle passioni, sulla vita.
In quei momenti senti che qualcosa si allinea.
La natura dentro di me incontra quella degli altri.
E c’è una pace che fa bene. A tutti.
-Nicolò Marchiori
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