Recensione film Close di Lukas Dhont

Talvolta un libro o un film possono arricchirci in modo importante, conducendoci più facilmente a riflessioni e condivisioni su temi fondamentali come il nascere, il vivere e il morire.

Oggi vi proponiamo il film CLOSE di Lukas Dhont, giovane regista belga, Gran Premio della Giuria a Cannes 2022 e Candidato Oscar 2023.

CLOSE ci racconta la storia di due fanciulli di 13 anni, Remy e Leo, veri amici “per la pelle”, adolescenti innamorati della vita.

Fin dalle prime immagini li vediamo correre come puledri tra campi e fiori, a cavallo delle loro biciclette che tutto attraversano, quasi volando sulle ali della felicità.
Puri, totali, non conoscono ombre finché non ricomincia la scuola. Lì tutto è nuovo: le stanze, gli insegnanti, i compagni, le mentalità.

Ed ecco che la loro fraterna amicizia diventa scomoda, giudicata, etichettata, reclusa in stereotipi a loro sconosciuti. Sorgono dubbi: dove sta la verità?

Poco importa, tutto diventa malessere forzato e prematuro! L’impatto è violento, il pallore si sostituisce alla luce dei bei volti, gli occhi roteano alla ricerca di punti di riferimento introvabili. La sincronia tra i due fanciulli viene meno, e così la sintonia e la possibilità di continuare a suonare la sinfonia della vita come prima. Non sono pronti a questo.
Così Remy, introverso musicista in erba, si spezza nel profondo, e si toglie la vita sottraendosi al futuro.

Leo, invece, cerca di andare avanti, frantumato dentro ma dignitoso fuori, attraversando le prime ore e i primi giorni, smarrito, stordito, incredulo. Il mondo gli gira intorno premuroso, gentile, pieno d’amore, eppure incapace di raggiungerlo. Fino a quando non sente in lui, irrefrenabile, il bisogno di verità con se stesso, col fratello e con la madre del suo perduto amico.

Si trova, inevitabilmente, a dover attraversare fratture fisiche ed interiori, piene di rabbia, dolore e lacrime. Piano piano qualcosa si scioglie in Leo e tutto ritorna a fluire. Si compie infatti quel processo di elaborazione che permette la risoluzione del lutto e la crescita personale di chi attraversa il dolore, e che questo film, così magistralmente, ci descrive.

L’amore e il sentimento, nonostante la sofferenza, infine trionfano.
Senza enfasi, senza retorica, con la sola trasparente verità resa tale anche dalla straordinaria interpretazione dei due giovani protagonisti, il film ha la forza di avvicinarci ai passaggi che appartengono al morire.
Il valore di questa narrazione sta proprio qui, nell’incontro ravvicinato con ciò che attraversa l’animo dei fanciulli, posti di fronte a quella fase di vita – che è l’adolescenza – tanto meravigliosa quanto vulnerabile.

Marica Flandoli, équipe di ADVAR Rimanere Insieme

Parliamo insieme di Lasciti Testamentari Solidali.


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